Come fanno certi libri a meritare  una ristampa?
Come fanno certi posti a chiedere un ritorno?
Come fanno certi momenti a chiedere una foto?
Come fa il tempo ad aver la forza di scorrere nonostante tutto?

E come si fa a non amare la vita?
Come si fa a non amare le persone?
Come si fa a smettere di andare?

E come possiamo stare bene?
Come possiamo – semplicemente – stare?

Come fanno i posti a cambiarci e cambiare con noi?

Tornare a casa. Naso che gocciola poco più giù degli occhi, la stanchezza in un qualche modo e da qualche parte deve uscire. Il silenzio di una stanza, un divano che è una cuccia, orecchie ancora piene della festa e del silenzio di un lago dolcemente rimboccato di neve.

Quello che dovevamo scrivere l’abbiamo scritto.
Insieme, a quattro mani che forse sono sei o dieci o centinaia. Ricordi a go-go che fai fatica a stargli dietro, così li lasci giocare in cortile come bambini appena usciti da scuola. Quando finiscono i compiti. Ecco, così.

Ci sarebbe molto da raccontare e forse molto racconteremo di questo Capodanno insieme, la pioggia e le giacche bagnate, le maglie fradicie di sudore o forse pioggia, il bosco che conosciamo bene o forse no, il freddo che aumenta, il buio che striscia dal fondovalle e risale le cime intorno.

Luci in lontananza, pregustiamo il calore ed il riposo e la festa e gli amici da guardare in faccia, finalmente. Non gli scarponi e non gli zaini, occhi bassi e camminare.

Gli occhi. Le labbra. Il viso. I lineamenti. Compagni di vita per una vita che dura due giorni. Troppo poco per qualcuno, troppo per qualcun altro. Ma si sa, entrare nelle vite della gente non è cosa da tutti. Né lasciar entrare gli altri.

Tavoli imbanditi, cibo per tutti, risate, schiamazzi, suoni, i rumori della festa che è solo all’antipasto. Musica ascoltata, musica cantata, musica mugugnata quando non ti vengono le parole. Ma l’importante è lasciarsi andare e seguire il flusso.

Fiocca là fuori, fiocca che pare voglia coprire il mondo, i capelli nelle foto sono chiome d’albero ricoperti di bianco, “copriti che fa freddo!”, dice qualcuno, “chissenefrega, solo un momento fammi tornare bambina a giocare sotto la neve”, risponde lei. Una bambina cresciuta un po’ troppo in fretta, facciamo fatica tutti quanti a scrollarci di dosso neve e pensieri, “ma c’è da festeggiare stasera, è Capodanno, baby!

Il secondo intero non lo ricordo, un pezzo d’agnello così buono da togliere i peccati dal mondo, un sorbetto che sgrassa e un gelato che ingrassa, cotechino e lenticchie aprono le danze e non le chiuderanno più. Che festa sia, e amore e fortuna e soldi per tutti!

Arde un braciere fuori in terrazza, salgono al cielo arzilli fuochi d’artificio e l’artifizio è fatto, la mezza scocca, i bicchieri tintinnano, gli abbracci si perdono tra occhi lucidi di vino e d’amore, “tu lo ricordi quanti ne hai abbracciati? E li hai abbracciati tutti? Ed hai augurato a tutti il meglio che vorranno?”, mi chiedono. Non lo so. Non lo ricordo bene. Troppa festa in corpo, troppa gioia nelle orecchie, troppa vita da raccogliere a due mani. Non lo ricordo, giuro.

Ma ricordo bene con chi ho condiviso la fatica del giorno dopo, fumavamo di sudore e di stanchezza al sole pallido che s’aggrappa al monte per tirarsi su, notte faticosa anche per lui, dall’altra parte del mondo. Porta luce e falla brillare, per favore. Sciogli neve ed illumina sentieri, sei sole ma non sei solo. “Ti aiutiamo noi, promesso!” a spuntare dal monte ed illuminare il lago, a cacciar via la stanchezza della notte, ad aprire bene gli occhi e vedere quanto siamo fortunati, noi superstiti dell’anno andato, ad essere qui, ed esserci insieme, ed esserci ancora, perdio!

Il lago non si vede. Rimboccato di neve. L’avevamo già detto, l’avevamo già visto qualche settimana fa.

Ma oggi è un anno nuovo.
Noi siamo nuovi.
Abbiamo ancora fame.
Abbiamo ancora sete.
Abbiamo ancora amici da abbracciare ed accogliere.
Abbiamo ancora amici da salutare.
Abbiamo mille vite da condividere.

(Punto interrogativo)

Non abbiamo niente da nascondere.
Siamo così. Perfetti nella nostra imperfezione, belli nella nostra stanchezza, forti nella nostra voglia di andare, ancora, nonostante tutto.

E’ stato bello, sai? Anche se ci siamo bagnati, anche se abbiamo sentito freddo, anche se abbiamo dormito poco e camminato molto. Ma era Capodanno ed era quello che volevamo ed è quello che abbiamo fatto. E’ stato bello, questo fine–anno con voi”.


Le foto più belle della giornata


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