C’è un punto particolare, su al Rifugio Albani, che è un incrocio mistico tra terra e cielo, tra roccia e vuoto, tra neve e fango. Una coppia di coordinate chissà se volute o se sbucate fuori dal nulla così, per caso, a prestare appoggio a piedi stanchi e menti ballerine.
Un angolo di ringhiera, una mano appoggiata a destra e una a sinistra, legno vivo lucidato e vissuto da migliaia, chissà quante, mani che l’hanno accarezzato in anni ed anni di ricerca di un riposo per vista e cuore, a volerlo.
Dietro la Presolana, maestosa, austera, spruzzata di neve, in questo periodo, come un vestito di cartapesta strappato da una raffica di vento troppo forte da resistere. Di fronte la valle e montagne, montagne a perdita d’occhio tutto intorno che con uno sguardo non riesci ad abbracciarle tutte. Bisogna spezzettare occhiate e impressioni per portarle a casa tutte. Una fatica enorme.
Come quella che hai fatto per arrivare sin lì dal paese, i metri di dislivello che si prendono per mano in un fila lunga, ma così lunga che pian piano ne perdi il conto ed è meglio così. Dune di neve a perdita d’occhio, immacolate, morbide e paffute, fanno l’occhiolino dalla pista battuta da un gatto delle nevi sornione che ha sbuffato, nell’aria fredda dell’alba, per fare strada a noi verso chissà dove.
Alle spalle tue, attaccato a quel legno levigato, c’è il rifugio che è contenitore di energia ed umanità, e freddo che diventa tepore man mano che la stufa sputa fuori aria calda e i vestiti si asciugano ma le scarpe no, quelle resteranno umide per tutto il giorno.
Energia che non si controlla, che diventa riso e pianto, sensazioni e feeling, pacche sulle spalle e abbracci. Forse si, un po’ hai esagerato con gli abbracci non voluti, ché devi capirlo quando uno non c’entra niente. Ma una possibilità la si da a tutti, ed un abbraccio scioglie i dubbi più di mille parole.
Energia positiva che scorre nell’aria, quella maledetta voglia di stare bene, quella ricerca continua di serenità che è così difficile da trovare ma siamo sicuri che è quello che vogliamo sul serio? O non sarà mica come la storia del viaggio che è più bello della meta stessa?
Hai una faccia buffa ma tanto cuore dentro, ragazzo, non ti davo due lire eppure m’hai fatto piangere come un cretino, tant’è che mi sono dovuto vendicare con quell’altra povera Crista subito dopo, e vaffanculo alle lacrime, che male c’è, in fondo, a stare così bene da stare male?
D’altronde era un angolo, quel punto da cui tutto è partito, da cui la giornata ha avuto il via, dopo la salita tra foglie secche ed infangate, e neve a dune, e ghiaccio in un piazzale dove il culo ha preso forma e segno. E gli angoli sono spigolosi, manco a dirlo, e gli spigoli se ci sbatti contro fanno male, e non è che te li vai a cercare. Capitano, come un sacco di cose. Come un ricordo, una speranza, un messaggio, una parola, un abbraccio, una foto con alle spalle la Presolana che, maestosa ed austera, in fondo, sappilo, se ne fotte dei tuoi pensieri. Ma alla grande, eh!
Ricordi belli, di questa giornata, ne abbiamo? Si. OVVIAMENTE. Altrimenti non continueremmo a sudare in lungo e in largo, “dall’Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno”. Quella deviazione dal percorso prestabilito che dopo pranzo quei 100 metri di dislivello t’ammazzano e fanno sputare bile, quella traccia di chissà chi che si perde nel niente tranne poi ritrovarsi a scivolare di culo o di piedi su una pista da sci vuota di sci, quell’immensità di panorami che ti guarda (e se ne fotte di quello che pensi, eh, anche lui come la Presolana) mentre cerchi di mantenere un equilibrio precario che a volte, quasi quasi, sarebbe più semplice cadere e lasciarsi andare. Una discesa e un riso che non finiscono più, a braccetto l’un con l’altro, qualcuno urla parole senza senso, lì dietro, il bosco si rabbuia ma le frontali non servono ancora.
Pare che il sole, stasera, abbia deciso di specchiarsi nella luna per risparmiare energia e batterie.
E il parcheggio, lì in fondo, è ancora ghiacciato. E il culo ci finisce ancora sopra. Poco male. Più segni, più ricordi.
Presolana, je t’aime.
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