Non vorrei essere troppo scontato nel raccontare questo “sogno di una notte di mezza estate”, una notte di San Lorenzo bella come da anni non ne trascorrevo una.
Il posto magnifico, il cibo buonissimo, la Compagnia bellissima come sempre. Ce ne eravate parecchi nuovi, che mai si erano affacciati al mondo del trekking ma che avete fatto capolino con la scusa romantica della notte di San Lorenzo e la sua promessa di stelle cadenti che non hanno deluso le aspettative di nessuno. L’Alpe Giumello, la Grigna di fronte, un cielo così pieno di stelle che neanche le splendide foto scattate possono rendergli giustizia.
In fondo basta poco: un gruppo di amici che, per l’ennesima volta, hanno avuto la fortuna di incontrarsi e ritrovarsi, hanno avuto la voglia di mettersi e rimettersi in gioco. Con in più l’elemento nuovo, almeno per la Compagnia: la notte trascorsa in tenda, con il vento a far da compagno alla stanchezza, ai sogni, ai desideri espressi un attimo prima e in attesa di avverarsi… chissà.
Dormito poco, ascoltato tanto, i nostri respiri, i nostri silenzi, lo stropiccìo dei sacchi a pelo nella notte, i fari delle macchine dei fungaroli dell’alba, i passi di camminatori mattutini in cerca del refrigerio dall’afa di un’altra giornata che nasce.
Svegliarsi, stropicciarsi gli occhi, sgranchirsi le gambe, aprire la tenda e trovarsi di fronte le montagne e la luce del sole albeggiante. Mettersi le scarpe, respirare l’odore di montagna, ascoltare i campanacci delle mucche al pascolo, guardare giù la valle che lenta si risveglia, l’aria che inizia a scaldarsi, altre tende che si aprono, occhi a palla, pelle sgualcita, saluti e risate che sbocciano spontanee a vederci così, un po’ meno trekkers, un po’ più naturali.
Ma non ci siamo solo noi che abbiamo trascorso la notte fuori: ci sono anche gli amici che per necessità hanno dovuto salutare la Compagnia durante la notte, per portarsi a casa il cielo pieno di stelle mentre il ricordo della serata li accompagna già dai tornanti dell’Alpe Giumello. Tutti a casa, tutti a letto, tutti felici e contenti, come si dice.
E poi la salita mattutina alla Croce, a 1800 mt, niente di impossibile per gambe allenate e fiati corti ma non troppo, la vista mozzafiato sul Lago di Como e il Triangolo Lariano, la vista si perde all’orizzonte verso il gruppo del Monte Rosa.
Tempo di tornare giù per la colazione allo Shambalà che la sera prima ci ha accolti speranzosi nella notte che ci aspettava. Non è stata delusa nessuna aspettativa: quello che ci aspettavamo è arrivato, qualcosa di più è successo, la magia che si ripete ancora una volta. La voglia di ricominciare, la speranza di rivederci, un nuovo giorno e una nuova vita che rinasce. La montagna è così, metafora di vita: la vetta sembra lontanissima da raggiungere ma un piede dopo l’altro, in buona Compagnia, si arriva ovunque. Basta conoscersi bene, misurarsi, lasciarsi andare allo sforzo finale della vetta. Poi tutto diventa, di colpo, così… semplice. E’ la vita. E’ la Compagnia, ragazzi.


Le foto più belle della giornata


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