Ho voluto aspettare che passasse un giorno (o quasi) per lasciar sedimentare le sensazioni, i ricordi, le ansie e le paure, la gioia e la soddisfazione di un giorno nato così, quasi per caso, e finito in un bar di paese, in 35, a bere birra e mangiare pane e salame.

Sarà la voglia di uscire, sarà quello che la Compagnia riesce a trasmettere attraverso qualche foto sullo schermo di un pc, sarà la bella giornata, sarà forse il mix di queste cose tutte. Fatto sta che a partire, ieri mattina, a Maggio, eravamo quasi 40. Una folla, per una montagna abituata a vedere gruppetti di 3 o 4 persone. Ma noi no, abbiamo voluto fare le cose in grande, abbiamo voluto metterci alla prova, abbiamo voluto rischiare il tutto per tutto. Come recita la massima latina “memento audere semper”, abbiamo osato e abbiamo vinto. Abbiamo guadagnato amici nuovi, ma soprattutto voi, avete guadagnato una bellissima giornata all’aria aperta, panorami mozzafiato, la conquista del Monte Due Mani, 80 piedi che all’unisono calpestavano terra e foglie e pietre e polvere.

Tutto in nome dell’amicizia, della voglia di stare tra noi, di mettersi ancora una volta alla prova, di poter dire, alla fine, io c’ero e ce l’ho fatta. Anche questa volta la Compagnia è partita insieme ed è tornata insieme, sebbene il gruppo non abbia camminato sempre compatto, ma era messo in conto anche questo. Ognuno con il proprio passo, spinto dalla forza della Compagnia, arriva ovunque.

E per la prima volta mi trovo a dovervi chiedere scusa: non ricordo i nomi di tutti, a memoria, ma ricordo i vostri volti affaticati, sudati, occhi felici, spalle abbronzate, mani strette sui bastoni e piedi gonfi per il caldo. Ricordo anche chiappe abbandonate sulle sedie di un piccolo bar di paese, a far festa e con soddisfazione ricordare la giornata appena passata insieme. Ricordo la vetta del Due Mani vista dallo Zucco di Desio, così lontana eppure così vicina dopo la salita in un bosco che sembrava allungarsi ad ogni passo. Ricordo dall’altra parte della vallata la vista del Sentiero degli Stradini, lì dove questa strana storia è iniziata. Ricordo la felicità di arrivare alla Culmine di San Pietro, in un ristoro che sembrava un miracolo. Ricordo tutti voi spaparanzati sull’erba a prendere il sole, a bere birra e campari, a chiacchierare e riposare, meritatamente. Ricordo che i chilometri alla fine sono stati più di 20, il dislivello più di 1.100, la fatica tanta ma la gioia ancora di più. Perché adesso so, sappiamo, che in giro per il mondo abbiamo nuovi amici che, chissà, magari rivedremo ancora in una prossima escursione. In un prossimo viaggio l’uno verso l’altro.

Non smetterò mai di dirlo: vi voglio bene.

Un ringraziamento particolare a chi mi ha aiutato, e mi aiuta ogni giorno, nella ricerca del bello e dell’amore per voi e per la montagna: Emil, Enry, Eleonora, Giancarlo, Rosa.

Grazie.


Le foto più belle della giornata


  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
  • slide
Guarda la Photogallery completa su Facebook