Cento sono i modi per arrivare in cima, così come cento sono le cime da scalare.
C’è chi sale dal fianco, chi per la direttissima, chi per la ferrata, chi per il bosco, chi per le vie segrete della mente e del cuore. Io preferisco questa via, non la più semplice, ma la più soddisfacente, di sicuro. Quella che puoi percorrere anche con chi non ha troppa esperienza in fatto di montagna, ma ne ha abbastanza per arrivare a sé stesso. Con la fatica, con il sudore, le bestemmie tra i denti, la lingua morsicata per non piangere di fatica, gli occhi un po’ lucidi per il sudore che cola dalla fronte e anche per la soddisfazione di starci arrivando, a quella cima, passo dopo passo, radice dopo radice, pietra dopo pietra.
Perché poi quando esci dal bosco e ti si apre agli occhi quello spettacolo immenso del lago di montagna, abbracciato dalle vette che sembrano inaccessibili, le nuvole a specchiarsi in esso come vanitose majorettes, i pesci a saltare contenti, e ogni sasso che ci lanci dentro è un cerchio di pensieri che si allarga all’infinito fino ad esaurirsi di stanchezza, di lontananza, di emozioni accumulate per strada e conservate gelosamente nel cassettino dei ricordi.
Forse è troppo sentimentale, questa visione, forse è troppo sentimentale il mio approccio alla montagna, forse per qualcuno il trekking è solo una camminata in compagnia di amici vecchi e nuovi, forse è solo sforzo fisico o ricerca del bello.
Ma io lo vedo, nei vostri occhi, che c’è qualcosa di più di questo. C’è un lungo viaggio interiore, ci sono giorni, settimane, che ti passano davanti, quelle appena trascorse, la fatica dei giorni che carambolano uno dopo l’altro, nell’attesa di qualcosa che, se non lo vuoi, non arriverà mai.
C’è che fino all’altra sera stavi bene o forse no, c’è che fino al mattino ti sentivi carico o forse no, c’è che non vedevi l’ora di ributtarti ancora in un’altra avventura per conoscere il bello, la bellezza di nuovi compagni di viaggio, mille altre storie da ascoltare e raccontare, solo ad aver voglia di aprire la bocca e le orecchie al compagno di cammino.
Ogni passo verso una bellezza diversa, ogni passo con lo sguardo fisso a terra per non cadere, che chissà quante ce ne stiamo perdendo, nel frattempo, di bellezze. Ma lo sguardo della mente no, quello non si fa fregare e assimila tutto per presentarti il conto quando, a fine giornata, nel letto di casa tua, ripensi alla giornata appena trascorsa, alla gioia di avercela fatta anche questa volta, di aver raggiunto la cima o anche solo quel rifugio in alto, promessa di riposo e compagnia.
Una compagnia che non manca mai, anche quando ti senti solo e stanco. Perché in fondo la montagna può essere condivisione, se solo lo vuoi. Con noi o con altri non importa… apriti, apritevi, la soddisfazione delle pacche reciproche sulle spalle è immensa, credimi.
Perché nessuno è solo a questo mondo. Nessuno viaggia mai realmente da solo. Perché la Compagnia parte insieme, si ferma insieme, torna insieme. Anche questa volta.
Bello avervi avuti con noi. Anche questa volta.
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