C’è un solo punto, in tutto l’anello della Gardata, che merita un pizzico di attenzione. Tutto il resto è salite, gradoni, sentieri, boschi, grotte, cime e vette tutt’intorno, prati dove non ti aspetti e un vento freddo che soffia dalle montagne circostanti e si raffredda della neve caduta qualche giorno prima.
C’è un solo punto, in tutto l’anello della Gardata, che qualcuno ha ben pensato di proteggere da sé e per sé con una catena su un ciglio, su un balzo di qualche decina di metri verso la valle, che se superato senza neve né ghiaccio è una passeggiata, uno sguardo all’ingiù e niente più. Ma con neve e ghiaccio la situazione cambia, diventa l’ostacolo della giornata, quello che i ramponcini ci vogliono e benedette siano le punte che si abbarbicano meglio delle radici di un albero, e benedetta sia quella catena fissata saldamente alla roccia per non volare giù, nemmeno quando il ghiaccio e la neve tendono tranelli che non ti aspetti, o forse si.
Rinunciare, si, ma solo se proprio non ce la si fa ad andare avanti. Un pezzo ce lo siamo messo alle spalle, un altro pezzo ce l’abbiamo davanti agli occhi, dall’altra parte della valle, quel sentiero che corre a mezzacosta e pare invitarci a raggiungerlo per andare, ancora una volta, verso dove non si sa.
C’è un solo punto, in tutto l’anello della Gardata, da ricordare con attenzione: un punto che è una combinazione di sfida e salvezza, una catena su un declivio che, se agganciata bene, salva una giornata e una vita intera. E la mano, si, deve essere ben salda, altrimenti la catena non serve a niente e scivolar m’è dolce in questo mare. Di neve.
C’è un altro punto, in tutto l’anello della Gardata, che è una grotta a bocca aperta, che invita ad andare, ad esplorare, lì dove il sentiero te lo inventi al momento e il mondo resta fuori, il silenzio è ciò che resta e una parete scura sopra la testa sbrilluccicante di goccioline d’acqua che, alla luce delle torce, sembrano quasi piccole stelle a formare costellazioni e galassie che puoi inventarti i nomi e le forme che vuoi, tanto quando tornerai, al prossima volta, saranno già altre. Ci si prova, a far silenzio, a malapena ci si riesce per qualche manciata di secondi, ma vai a capire la paura che fa, il silenzio, nel buio totale di una grotta sotto le Grigne.
C’è la Gardata, poi, regina indiscussa della giornata, lei che ci accoglie per il pranzo, quel panino al volo e al freddo di un sole che scalda con poca convinzione, un prato inaspettato ma ricoperto di neve lì dove l’anno scorso, esattamente un anno fa, era erba e terra. E adesso la neve, a coprire tutto.
Era la giornata mondiale dell’abbraccio, sabato 21 gennaio 2023. E di abbracci ne ho visti, e sentiti, tanti. Abbracci ai tronchi degli alberi, a cercarne e riceverne vita e forza. Abbracci al panorama tutto intorno, a riceverne bellezza. Abbracci alle persone, amici vecchi e nuovi, a riceverne affetto, amore, sintonia, calore, perdono, chissà . Ci stava un bell’abbraccio collettivo, se solo ce ne fossimo ricordati, se solo non fosse stato un pensiero troppo hippie.
Chiese pervenute due: quella dell’Alpe D’Era e la Madonna Sopra Olcio, con i loro gradini distesi al sole un po’ più caldo, adesso, che a starci seduti sopra fa quasi piacere e non ti viene voglia di andar via, se solo riuscissi a godere il momento. Stanche membra adagiate su gradini scaldati da un sole invernale che stupisce e sorprende e un ruscello, un ruscello, che scorre placido lì a fianco e di te, che te ne stai al sole, proprio gli importa niente.
La sottile differenza tra serenità e noia io non l’ho capita e non l’ho colta. Forse perché eravate realmente sereni nei vostri silenzi e nelle vostre chiacchiere silenziose, c’era serenità nell’aria di questo sabato 21 gennaio 2023. Anime incontrate, durante tutto il giorno, forse due.
Ecco perché questo silenzio sereno, inframezzato solo da poche chiacchiere. Per non rovinare una giornata serena.
E la catena, in fondo, non è fatta di tanti anelli?
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