C’è un momento particolare, strano, vecchio come il mondo stesso, il momento in cui testa e cuore iniziano a dialogare tra loro. Un dialogo che spesso, troppo spesso, finisce per diventare discussione, poi litigio, poi alla fine si trova l’accordo, il compromesso, quella via di mezzo che lascia entrambi più o meno soddisfatti e più meno delusi per come sono andate le cose.
Avrei dovuto scrivere queste parole domani sera, alla chiusura dell’escursione alla Presolana, al rifugio Albani. Ma testa e cuore hanno iniziato a discutere già ieri sera, senza venire a capo di niente, salvo affidarsi poi, alla fine, a chi di meteo ne capisce di più.
Avremmo dovuto andare a camminare, la pioggia una possibilità che pian piano diventa certezza, il cuore che spinge per andar lo stesso, chissenefrega di quattro gocce dice, la montagna è ambiente aspro e difficile, sebbene i sentieri e le vie siano tracciate, meglio non scherzarci su, dice la testa.
E alla fine, questa volta, vince lei, la testa, il senso di responsabilità, la prudenza, il meteo avverso. La scelta migliore per tutti quanti, sebbene io sappia benissimo che di amici che scelgono con il cuore ce ne sono più di quanto pensi, ma la testa ha vinto, questa volta.
Non dipende da noi, ovvio, continuo a ripetermi. Ma un senso strano di delusione, di sconfitta, mi serpeggia in testa e non mi spiego il perché. Una settimana intera ad organizzare l’uscita, una settimana intera a testa bassa a lavorare nell’attesa di quel giorno, l’unico della settimana che vale la pena vivere fino in fondo. Ci saranno altre occasioni, in fondo non finisce mica qui, dice la testa, un’altra settimana fa in fretta a passare, tra poco è lunedì e tra poco meno di poco sarà già venerdì, pronti per un altro weekend di cammino. Dice la testa.
E il cuore ci rimane male, perché tanto ha atteso questo giorno che, questa volta, non arriva.
Un bacio rimasto lì, sulle labbra di tutti e due che nessuno ha il coraggio di regalare per primo. Una carezza non data, una parola non detta, un amore non fatto per paura di chissà che. Rimpianti? Nessuno. Non è colpa di nessuno. Ogni impedimento è giovamento. Ma ogni lasciata è persa, è il rovescio della medaglia.
Compromessi? No, questa volta no. Non di gruppo, almeno. Ognuno di noi saprà come compromettere con se stesso, ognuno di noi torna padrone della propria vita, di questa giornata che invece sarebbe dovuta essere nelle mani di qualcun altro. Non di noi, che ogni giorno ci sforziamo di regalarci, e regalarvi, una giornata bella in Compagnia. Ma nelle mani di chi, quella giornata, l’avrebbe riempita con e per ognuno di noi.
E testa e cuore se la litigano ancora, orecchie tese a cercar la pioggia che giustifichi la scelta di non andare, gocce che scendono timide a lavare l’asfalto, mentre le chiome degli alberi se ne abbeverano durante la notte, una notte silenziosa che varrebbe la pena ascoltare più in alto, non a livello città, ma qualche centinaio di metri più su, lì dove le stelle sembrano più vicine e la terra più lontana. Luna quasi piena, stanotte, che dovremo aspettare di vedere, almeno finché quelle nuvole non decideranno di andare altrove.
L’autunno arriva, e con esso l’inverno, e arriveremo anche noi a sentire un po’ più freddo, a doverci svegliare un po' più presto, a partire con il buio per vedere il giorno nascere strada facendo, e la sera arriva in fretta e il buio ci inghiottirà, di nuovo, accompagnando il nostro ritorno a casa.
Pioverà, dice la testa. Mi bagnerò, dice il cuore. Chissenefrega, pensano entrambi. Ma nessuno dei due ha il coraggio di ammetterlo all’altro. E rimangono così, a guardarsi negli occhi. Senza avere il coraggio di regalarselo, quel bacio.


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