Abbiamo fatto l’amore per tre giorni.
Un continuo su e giù di emozioni come sulle montagne russe.
Continui saliscendi, dislivelli non voluti ma provocati, dentro e fuori di noi.
E la Presolana muta, lì sullo sfondo.
La Val di Scalve ci ha accolti.
La Via Decia ci ha presi per mano.
Lei, la dea ex machina, ci ha trascinato in un vortice.
Parole. Concetti. Filosofie. Sensazioni. Profumi. Odori. Sensi. Abbracci. Lacrime. Sorrisi. Risate, perché no. Partite a calcio balilla, bicchieri di vino, birra semifredda, soglie da attraversare, cieli stellati proiettati su un soffitto da 4 candele tremolanti mentre fuori piove.
Bisognava esserci, quei giorni. E siamo felici di esserci stati, quei tre giorni.
Crederci, sempre. In un’idea, in un progetto, in una possibilità. Credere nell’altro e in quello che si porta dentro e che non aspetta altro che un calcio in culo per uscire fuori. Simo mondi, siamo costellazioni, siamo vie lattee, siamo anelli attorno a pianeti fumosi e fumogeni a nascondere altri mondi.
Respirare. Il profumo del bosco all’alba, l’odore dei mattoni a metà di un qualcosa che resiste, sebbene zoppo, al tempo che scorre. Un ciliegio che non dovrebbe essere lì ed infatti non c’è, ma solo perché noi non siamo buoni a trovarlo. E chissà quante cose cercavamo e non abbiamo trovato. E – tuttavia – chissà quante cose non cercavamo ed abbiamo trovato.
Il silenzio, ad esempio. Di quello, poco. C’era sempre il suono di una penna su un foglio, parole graffiate sul bianco intramezzato da righe fatte da altri. Non un foglio bianco, propriamente parlando. Linee da seguire e sulle quali rovesciare il nostro sentire interiore. Volevamo il silenzio ed abbiamo trovato il respiro dell’altro. Ed era bello, in verità. Ogni respiro diverso dall’altro, ogni ansimo una parola, ogni parola un’emozione, ogni emozione un ricordo. È così che funziona, per chi ha orecchie per ascoltare ed una buona storia da raccontare. Foss’anche la più stupida, la più fantasiosa o la più difficile da far vivere con carta e penna.
Cercavamo pace e tregua abbiamo trovato.
Tra un vissuto troppo vivo ed un sonno finale per il quale non eravamo ancora pronti. E lei, Signora Filosofia, a guidarci in un mondo troppo complesso per esser compreso in tre giorni soltanto, e il cui profumo, a spalancare le narici, sentivamo benissimo. Pretenzioso laurearsi studiando un Bignami la sera prima dell’esame finale. Ma bastevole a farci capire che si, è bello scendere in fondo, ogni tanto, guidati da una mano ed una voce che, all’occorrenza sa tirarti fuori da lì. Paura, zero. Nemmeno vertigini a guardare l’abisso, a cercare radici sottoterra e da sottoterra riemergere dopo aver guardato negli occhi la verità. Ognuno la sua. E tornare a respirare, subito dopo, penna alla mano e foglio bianco come un oceano da smuovere, onde alte da stirare e riportare la calma ed il vento giusto per continuare a navigare su questo dolce mare.
Un sasso, un fungo, un ciuffo d’erba. Un’arnia, un vasetto di semi, un pezzo di legno. Un fiore. L’universo mondo creato tra le nostre mani, il principio e la fine del circondario, l’alfa e l’omega di ognuno di noi. E le parole cadono sul foglio come la sera sulla Presolana, la Via Decia si srotola verso valle, rintocca la campana dimezzata, grilli tra i fili d’erba, fiumi incuranti del tempo che passa, finché acqua ce n’è.
Tremola la fiamma della candela, Perseo ed Andromeda fanno l’amore in una storia nuova, si accarezzano le radici che non sapevano neanche essere così profonde. Non c’è roccia che le trattenga, non c’è notte che non sia seguita dall’alba, non c’è luna che non risplenda.
Penzola un totem da un ramo d’albero. Fili intrecciati a caso. Un simulacro per qualcuno diventa un gioco per qualcuno altro.
“Mamma, mamma, cos’è quella cosa che pende dal ramo?”
“Non lo so piccola mia, forse un ramo che ci ha creduto più degli altri…”
Nota #1: non è per niente facile racchiudere in un foglio di carta tre giorni d’amore. Potevamo spiegarla, raccontarla meglio, questa storia. Ma certe storie vanno semplicemente vissute. Altrimenti è inutile, è una favola a metà, senza principesse né draghi. E cosa rimane da fare, a questo punto, se non inventarne una nuova?
Nota#2: sebbene la 'Sradicanza Fuoritraccia' non sia un evento organizzato dalla Compagnia, è un evento al quale un paio di noi hanno partecipato. E ci abbiamo lasciato il cuore, per quanto bella è stata l'esperienza. E siccome a noi piace raccontare le cose belle... ecco spiegato il motivo di questo racconto.
Tutto il resto, e molto di più, lo trovate su www.sradicati.it
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