“Diecimila persone, forse di più
Gente che parla senza parlare
Persone che sentono senza ascoltare
Persone che scrivono canzoni che le voci non condividono mai
Nessuno ha osato
Disturbare il suono del silenzio”

Sono Simon&Garfunkel, è quell’immenso capolavoro di “The Sound of Silence”, è il tappeto bianco di note su cui camminiamo quel giorno, direzione su, verso l’alto, verso l’altro, come sempre ma non come sempre così scontato. Un lago la meta, un alpe di mezzo, case chiuse dall’inverno, persiane accostate accuratamente a proteggere segreti e calori estivi che sono ricordo passato e attesa futura.

Il suono del silenzio della prima neve quello che sentiamo intorno a noi, scrocchiare di neve che inizia a ghiacciare e presto inizia a sciogliere in una danza appassionata tra sole e nuvole, freddo e caldo, andare e venire di gocce d’acqua ora neve ora poltiglia che sporca e non macchia.

Il suono del silenzio del bosco e le nostre parole e i nostri respiri stanchi alla prima salita vera, un’arrampicata decisa verso il cielo che fa capolino tra fronde d’alberi che lasciano cadere quel nevischio che non si ha creduto e troppo presto si lascia andare verso terra. Capelli bagnati e frange appiccicate alla fronte, mani bagnate di sudore e neve caduta, piedi di fango e cristalli di ghiaccio a scivolare decisi verso su e verso giù.

Il suono del silenzio nelle orecchie, unico obiettivo il lago, l’alpe ci accoglie silenziosa e bianca, panchine di pietra su verande vuote, ringhiere a separare il nulla dal nulla, chissà che suono fa questo posto d’estate, chissà che profumi si respirano da queste parti, chissà che fuochi di brace alzano le fiamme quando scende il termometro e sale la notte.

Il suono del silenzio di quel Lago Grande che tanto grande non è, rive coperte di neve e sassi che si indovinano dalla forma, sposti un cumulo, senti la roccia, spigoli smussati dal tempo e dalla neve, diventa tutto così morbido qui, anche la voce e le risate si rilassano, denti masticano panini e frutta, mangiamo in piedi come cavalli, il lago è coperto di neve, ghiaccia ma non sorregge il peso, dovremo aspettare ancora per camminarci su e pattinarci con pensieri leggeri.

Il suono del silenzio di punte di ferro che graffiano rocce scendendo a valle, si scivola ma non si cade, curve veloci pennellate come fossimo su una tavola da surf in mezzo alle onde bianche di un mare che non si muove ma lo senti, sotto, che è vivo e scorre. Verso valle, anch’esso. Come noi.

Il suono del silenzio che diventa tintinnio di bicchieri e brindisi e finalmente sapori e profumi che riportano alla vita, sorsi di vino ingollati all’ombra di cime tutt’intorno, una valle sconosciuta ai più, una chicca da assaporare piano, riempire gli occhi di bellezza, l’ultimo raggio di sole taglia diagonale il fianco della montagna, bianco di neve e marrone d’autunno, giallo di fronde d’alberi resistenti all’inverno, poco tempo per l’ultima foto prima dell’oscurità.

Il suono del silenzio della notte che scende veloce, si accendono le lucciole che abbiamo in testa, scorrono ruscelli d’acqua di neve sul sentiero, pietre scivolose ed insidiose come l’ebbrezza di quel bicchiere di troppo, che di troppo, poi, non è.

Il suono del silenzio della notte nel bosco, silenzio rotto da fasci di luce a cercare la via, un fiume scorre più in basso, te lo ricordi dalla mattina, te lo immagini di notte, si scende e ci si perde nel silenzio della notte nel bosco.

Che rumore fa il suono del silenzio?


Le foto più belle della giornata


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